É possibile mettere a punto un telaio che sia la continuità delle ruote di casa Lightweight e che con esse rappresenti un unico sistema integrato, che sia il più performante di tutti i tempi?
Sì, è possibile! Si chiama Urgestalt, ed è il primo telaio della casa tedesca. L'obiettivo era quello di creare un telaio perfettamente armonico, nel vero senso della parola. Il suo design è ottimizzato per far fluire senza dispersioni di forze l'energia della pedalata attraverso un vero sistema integrato. Una simbiosi sviluppata tra telaio e ruote che non ha precedenti dal punto di vista tecnico. Il risultato è un'esperienza di guida unica: un telaio con più passione... per più passione. La rigidità e la risposta elastica sono straordinarie. Semplicità e piacere di guida, precisione e controllo assoluti, e la reale percezione delle forze attraverso il sistema Lightweight.
FREEBIKE Store vi propone dunque una vera e propria chicca. Un oggetto unico, da collezione, una bici che vi saprà emozionare ma anche stupire allo stesso tempo, un'opera d'arte che non vi farà passare inosservati!
Handarbeit für Beinarbeit
(Il lavoro delle mani per il lavoro delle gambe)
Principali caratteristiche del Lightweight Urgestalt:
Peso del singolo telaio: 790 grammi.
Peso dell'insieme di telaio, forcella, serie sterzo e reggisella con bloccaggio integrato: 1340 grammi.
Movimento centrale: Pressfit da 86,5 x 41 millimetri.
Tubo sterzo: conico da 1,5'' a 1 1/8'', (tapered).
Forcella: adatta anche a ruote da 25 millimetri.
Geometria: confortevole-sportiva, perfetta per lunghe distanze.
Telaio: si combina perfettamente con le caratteristiche delle ruote Lightweight, esaltando precisione, controllo, agilità, design, sicurezza ed esclusività.
Struttura: in fibra di carbonio, sfrutta il principio della distribuzione e del bilanciamento delle forze.
Garanzia: Controllo qualità al 100%.
La parola al campione: l'analisi di Michel Chocol
Ha senso parlare di un telaio sviluppato per delle ruote e non viceversa? Forse, da oggi, sì!
Il mio test: 55 chilometri in pianura con uno strappo di un chilometro e successiva discesa tecnica.
Se una ruota Lightweight può cambiare una bici, il sistema ruota-telaio lascia senza parole.
Il comfort viene mantenuto grazie alle geometrie, la prontezza e la rigidità sono garantite dalle ruote e dal telaio. Se la geometria di una bici definisce la performance, l'inclinazione del tubo verticale è la chiave di volta. Se quest'ultimo ha un'inclinazione attorno ai 70° rispetto al fodero del carro posteriore il telaio è pensato per privilegiare la cadenza di pedalata e un percorso con altimetrie sostenute, mentre se l'angolo è più aperto, attorno ai 74/75° il telaio è pensato per un utilizzo in pianura, contro il tempo. Il compromesso ideale risulta essere un angolo di circa 73,5°, che eleva la bici alla perfezione, rendendola adatta a tutti i tipi di percorso e di altimetria, proprio come in questo caso. Mantenendo viva la concentrazione sulla geometria, è importante sottolineare che il fodero del carro posteriore (chianstay), è lungo solo 40,5 centimetri. In questa maniera la bici risulta molto corta e compatta, assicurando un livello di reattività senza paragoni.
Con una configurazione così estrema come quella che ho provato io, questa bicicletta la consiglio al ciclista che ricerca il massimo della performance, spremendo il mezzo alla massima potenza, sia in termini di peso sia in termini di velocità, ovviamente a scapito del comfort. Si è dimostrata una bici corsaiola, estremamente performante. Pensando ad un mercato più ampio però posso assicurare che, con un montaggio studiato ad hoc, si può preparare una bicicletta che sappia rivelarsi comfortevole e performante allo stesso tempo. Con un reggisella non monolink ma tradizionale, (che oltretutto non vincola la scelta della sella), e una sezione di tubolari maggiore, si possono già avere i primi miglioramenti dal punto di vista della comodità, pur mantenendo le medesime ruote. Mi preme sottolineare in ultimo l'argomento guidabilità: senza dubbio mi è parsa una bici decisamente maneggevole e precisa, ma nello stesso tempo non impegnativa. Ti permette di poter apportare correzioni all'impostazione di curva sino all'ultimo momento, garantendo così anche una piacevole sensazione di sicurezza. Insomma, con le dovute valutazioni, ed alcune eventuali modifiche alla configurazione originale può tranquillamente considerarsi una bici per tutti.
Dai "Sulky" alle più esclusive ruote per bici da corsa del mondo.
Qualche volta sentiamo raccontare storie di persone che, mosse da grandi passioni e capacità ancora più grandi, cominciano a costruire qualcosa nel box di casa e finiscono per cambiare il mondo. Una di queste storie incredibili appartiene sicuramente a Heinz Obermayer e al suo collega di lavoro. Tutto cominciò coi cavalli e le auto da corsa.
Chiedersi a questo punto cosa possano mai avere in comune queste due cose è legittimo. Ebbene, le due persone protagoniste di questa storia, grazie alla loro propensione verso i materiali compositi, avevano già esperienza nella costruzione di componenti per auto e ruote in carbonio per sulky, i carri usati nelle competizioni di trotto, e il tutto avveniva nel loro garage per trattori di Monaco. Un giorno qualcuno andò da loro e chiese: «Perché non provate a fare una ruota per le bici da corsa?». Il resto è storia. Dopo alcuni anni di lavoro, nel 1990 nacque la loro prima ruota lenticolare, seguita dalla prima ruota a raggi, sei anni più tardi. Il 1996 fu anche l’anno in cui Johan Mussew acquistò una coppia di ruote Lightweight e, con quelle, conquistò il campionato del mondo in linea.
Quelle ruote nate in un garage per trattori portarono Bjarne Riis a vincere il Tour de France quello stesso anno, e aiutarono Jan Ullrich l’anno successivo a raggiungere lo stesso traguardo. Non ci volle molto perché altri tra i corridori più forti del mondo riconoscessero l’incredibile qualità e performance di queste ruote. Molti di loro commentarono: «La prima volta che le usi, non puoi fare a meno di guardarti attorno perché hai la sensazione che qualcuno ti stia spingendo».
La propulsione e la dinamica di movimento sono sempre state il segno di riconoscimento di queste ruote che sono il diretto risultato di una combinazione esclusiva di fattori: i migliori materiali reperibili, anni di esperienza e una competenza assoluta.
Mentre Heinz Obermayer si accingeva a chiudere il suo garage per trattori per un ben meritato ritiro, successe l’inevitabile: durante una fiera dedicata alle biciclette, un’azienda appena nata, CarbonSport, presentava il suo nuovo telaio da strada, assemblato con le più esclusive e tecnologicamente avanzate ruote sul mercato. Coloro che si avvicinavano attratti dal telaio, rimanevano del tutto esterrefatti quando prendevano le Lightweight in mano. Nell'ottobre 2003, Lightweight cominciò dunque ad essere commercializzata sotto il nome di CarbonSport, e Obermayer continuò così a lavorare a stretto contatto con gli specialisti del carbonio di Friedrichshafen per produrre e sviluppare tali ruote.
Lightweight è fiera del percorso che si è lasciata alle spalle: un decennio di eccellenza ingegneristica e di vertice nella lavorazione della fibra di carbonio. Dai primi anni novanta, quando Heinz Obermayer sviluppò la prima ruota totalmente in carbonio nella sua officina, i processi manuali di lavorazione sono stati la chiave fondamentale, una vera sfida alle tendenze hi-tech dell’era digitale. La meticolosa cura dei dettagli, la ricerca della perfezione e i precisi processi di lavorazione hanno permesso a Lightweight di costruire le ruote più esclusive che esistono, quelle con cui i migliori ciclisti del mondo inseguono la gloria.
Scarica La storia del telaio Lightweight Urgestalt