Dr. Alessandro Ottino
MEGLIO IL CARDIOFREQUENZIMETRO O IL POTENZIOMETRO?
Spesso una delle prime domande che mi viene posta all’inizio di una collaborazione per creare un programmazione di allenamento è se sia più importante guardare il cardiofrequenzimetro o il potenziometro; la risposta è semplicissima e univoca: ENTRAMBE!
Vediamo le motivazioni che stanno alla base dell’utilità di queste 2 apparecchiature:
Il cardiofrequenzimetro misura la frequenza cardiaca dell’atleta, che è un valore SOGGETTIVO, variabile a seconda della frequenza massima raggiungibile, grado di allenamento, anzianità, livello di stanchezza, momento della giornata, temperatura e tante altre variabili che concorrono a far variare tale parametro.
Il potenziometro misura la potenza erogata dall’atleta ed è un valore OGGETTIVO, cioè non varia al variare degli aspetti metabolici interni dell’organismo ma solo al variare di variabili oggettive, quali pendenza, peso atleta+ bici, vento, attrito terreno, ecc…
Facendo un esempio semplice chiariamo la differenza basilare tra i 2 dati:
Abbiamo 2 atleti con le seguenti caratteristiche:
-Atleta A: peso 60 kg, procede a 300 watt a 150 battiti, salita 5% di pendenza, FC Max: 190 battiti
-Atleta B: peso 70 kg, procede a 350 watt a 170 battiti, salita al 5% di pendenza, FC Max: 180 battiti
Se i 2 ciclisti salissero insieme la medesima tratta, a parità di bici e vestiario, andrebbero a pari velocità (entrambi erogano 5 watt/Kg) ma atleta B sarebbe metabolicamente molto più impegnato in quanto si troverebbe al 95% della sua FC Max, mentre atleta A si troverebbe al 79% di Fc Max e avrebbe, quindi, ampio margine di aumento andatura.
Appare evidente come dalla sola potenza non sia possibile capire il carico interno che atleta sta affrontando e viceversa dalla sola frequenza cardiaca, non si possa capire quale carico esterno oggettivo venga svolto e ,quindi, sia impossibile capire i miglioramenti o peggioramenti che avvengono durante allenamento. La correlazione dei 2 dati è fondamentale per un’analisi seria e concreta che noi preparatori possiamo fare dei dati di gara/allenamento; in conclusione io consiglio proprio a chi utilizza potenziometro di utilizzare ancora la fascia cardio, perchè i suoi file di lavoro si arricchiranno di dati importantissimi!
In ultimo, ma non meno importante, ricordo un concetto molto vasto a cui dedicherò il prossimo post: la DERIVA CARDIACA e il RITARDO DI RISPOSTA CARDIACA, cioè la tendenza naturale della frequenza cardiaca a crescere lentamente durante intervalli di lavoro. Con il progredire della fatica anche a potenza costante la FC continuerà a crescere (in realtà questa tendenza è più o meno spiccata a seconda dell’allenamento del soggetto ed è proprio un test che si propone, ma ne riparlerò prossimamente).
Sulla base di quanto detto appare evidente che soprattutto in intervalli di lavoro brevi ( < 5 minuti) la frequenza cardiaca sarà molto lenta a raggiungere il target e durante il tempo di recupero molto lenta a ritornare ai livelli pre sforzo: sarà quindi molto difficoltoso allenarsi seguendo come parametro la FC, essendo sempre molto in ritardo, rispetto alla potenza, che potrà, invece, essere raggiunta e mantenuta da subito.
Quindi anche in questo caso l’accoppiata dei 2 dati sarà quella vincente: la potenza mi indicherà il parametro target da raggiungere immediatamente e la risposta cardiaca interna dirà a noi coach, insieme alle sensazioni personali dell’atleta, quale sia stato il carico interno realmente raggiunto.
Nella foto seguente potete vedere in giallo la potenza e in rosso la frequenza cardiaca: è evidente come la potenza target venga raggiunta immediatamente a inizio intervallo, mentre la FC abbia un grosso ritardo prima di raggiungere e stabilizzare il target ( per noi coach , tra l’altro, la velocità e l’ampiezza della salita e della discesa cardiaca fornirà preziose informazioni sullo stato di affaticamento del soggetto, ovviamente il tutto personalizzato sullo storico delle sedute precedenti e valori personali di Fc max e di soglia dell’atleta).